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30 marzo 2016

Sono sempre affamata di progetti di brand identity e ultimamente ne sono usciti di notevoli. Ecco una carrellata tra quelli che mi sono piaciuti di più in questo periodo. Ci sono spazi espositivi, begli esempi di food branding e anche il rebrand di un coro gay. Adorabili!

// New York City Gay Men's Chorus by Hieronimus + Scott Naauao



250 performer, una travolgente energia e la ricerca di una potente armonia. Questi gli ingredienti del New York City Gay Men's Chorus. Cosa mancava? Un nuovo progetto di visual identity che sapesse racchiuderne l'anima. Cadere nel cliché sarebbe stato semplice, ma non è questo il caso. Al grido di #beyondsensational, i designer hanno sviluppato un progetto grafico composito e multiforme. Dalla scomposizione del marchio nascono forme sempre nuove che come un metronomo scandiscono tutti gli elementi dell'identity, per raccontare che non si tratta solo di unità, ma di tante voci diverse.


// La pecora bianca by Pentagram



Pentagram porta un tocco di Italia in questo bar-ristorante di New York. Un progetto di brand identity vasto e complesso, dal marchio, all'interior design, al table setting, proprio come le varie anime del locale, che cambia faccia più volte nella giornata. La scelta del colore è azzeccata, così come l'attenzione per i dettagli, tra cui l'adorabile pattern con i riccioli di lana. Un'identity spiritosa ma potente, da manuale.

// Asap by Ken Lo



Asap è un nuovo caffè di Hong Kong. Il naming non ha niente a che vedere con le odiose richieste nelle nostre mail, ma sta per "As simple as possible". Il progetto grafico è costruito sul lettering, che racconta più di cento frasi-manifesto, e su un sistema flat di icone e texture con i prodotti tipici del locale: uova, granturco, pomodoro e latte. Colore e semplicità: un binomio imbattibile.

// Pasta packing concept by Nikita



Cosa c'è di più banale di una confezione di spaghetti? Il designer moscovita ci dimostra come basti poco per trasformare un progetto da ordinario a straordinario. L'ho adorato perché è una pura operazione di design. I pezzi del puzzle sono gli stessi di sempre, pack, pasta e la classica finestrella cut-out, ma è bastata un'idea per dargli un senso completamente nuovo. Così, grazie alla fustellatura, la pasta si trasforma in capelli. Ce n'è per tutti i gusti. Lisci come gli spaghetti, afro come i rigatoni e cotonati come le fettuccine. 10 e lode per la semplicità di esecuzione.

// Cito by Estudio Yeyé



Domina l'effetto blackboard per la visual identity di Cito, un piccolo locale nel cuore di Città del Messico. Cito, che in lingua locale significa "qualcosa di piccolo", si propone come fresco, salutare, naturale e delizioso, con una selezione di cibo veloce e sano che fa bene al cuore.

// Simbolismo by Studio FM



È di Studio FM la visual identity per la mostra "Simbolismo. Dalla Belle Époque alla Grande Guerra", a Palazzo Reale fino a giugno 2016. Com'è giusto che sia, grande spazio viene lasciato alle opere, tra cui la celebre Des Caresses di Ferbnand Khnopff, protagoniste della stationary e delle affissioni che hanno tappezzato la città. Non per questo, però, il progetto grafico passa in secondo piano. Il logo è l'incarnazione del simbolismo, in cui si va oltre a ciò che è visibile all'occhio umano. Con questo progetto, lo studio milanese si conferma una delle realtà più interessanti del panorama italiano.

// Incomum Design by Incomum Design



Della visual identity dello studio brasiliano Incomum mi ha colpito l'accostamento di colori. Scavando più a fondo ho capito che altro non sono che il riflesso della loro filosofia. "Pronto pra fazer diferente?" (pronto per fare in modo diverso) è lo statement che portano avanti nel loro lavoro quotidiano di consulenza di design per piccole e medie imprese. La "IN" diventa un servomarchio con cui sperimentare texture e materiali, in un progetto che fa di artigianalità e audacia due dei suoi punti di forza.

// LTNO Redesign Concept by Dreizehn&Fünf design studio + Melanie Kraxner + Simon Lemmerer



Il rebrand del teatro Landestheater Niederösterreich, adesso LTNO, è una di quelle operazioni ben studiate in cui bastano due elementi mixati ad arte per costruire un'intera identità visiva. In questo caso tutto parte da due pallini e da un occhio di bue, tipico dell'immaginario teatrale. Se il dubbio è che la reiterazione degli elementi limiti il campo di azione, questi al contrario si sono dimostrati estremamente flessibili.

// Coffee & Co. by Bond



Prendi un font handwritten, l'intramontabile b/w e un packaging total cardboard, unisci un caffè su una nave da crociera finlandese ed eccoti servito Coffe & Co. Quello che fa sorridere è l'attimo che ci vuole prima di vedere la tazzina disegnata dal font bastoni che, pensando all'atmosfera, ricorda anche un po' un'oblò. Tutto contribuisce a creare un'atmosfera accogliente, che sa farsi notare.

// Art Museum by Underline Studio



L'Art Museum è un nuovo spazio espositivo a Toronto che unisce le pregresse esperienze della Justina M. Barnicke Gallery e del Toronto Art Centre. I colori vibranti e contemporanei creano un interessante contrasto con l'edificio storico che ospita il museo. Per creare un collegamento con il territorio, la base del logo ha un'angolazione di 16.7°, come la griglia stradale della città di Toronto. È uno di quei casi in cui un semplice espediente grafico racconta l'appartenenza a tradizioni e luoghi.

I link ai progetti:

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