IContent

7 ottobre 2012


Alla settimana della comunicazione si indagano i nuovi produttori di contenuti

Alessandro Rimassa, direttore di Ied Centro Ricerche, Antonio Corvaia,esperto di digital e Mario Pellizzari, giornalista de La Repubblica partono dal tema dell’edizione 2012 della Settimana della Comunicazione, “Siamo tutti maker?”, per analizzare i nuovi modi in cui i contenuti digitali vengono pensati, organizzati e distribuiti.


Aprire un blog, girare un documentario con lo smartphone, fare microblogging con Twitter. La sempre maggiore facilità di accesso a tecnologie fino a poco tempo fa riservate alle élite mediatiche, permette ad ogni individuo di diventare potenzialmente produttore di contenuti e quindi contemporaneamente autore e attore del proprio flusso di informazioni. Potenzialmente qui è la parola chiave, perché si discute molto sull’effettiva possibilità di diventare voce attiva nella definizione dell’agenda setting, ancora appannaggio dei media tradizionali.
Qualcosa, però, si sta muovendo. Il caso dell’Huffington Post, che in questi giorni sta facendo molto discutere con  le polemiche sui blogger non pagati, riporta l’attenzione sulla regolamentazione della paternità dei contenuti digitali, un tema quanto mai dibattuto. Durante IContent non si arriva a una soluzione unanime, ma quello che emerge è l’innegabile capacità di propagazione dei contenuti digitali e il loro mutamento in base a una partecipazione collettiva sempre più diffusa. 
E se è vero che la regola dell’1-9-90 sembra ancora determinante (per una persona che produce contenuto ci  sono nove contributors che commentano e novanta persone che si limitano a fruirne), la voglia di intervenire nel dibattito pubblico è palpabile. Con contenuti che, al di là del lato commerciale, siano fortemente personali e identitari.

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